Le carceri
Entrando nel centro storico di Sacrofano da Largo Cardinal Gasparri – via Roma, salendo lungo via U. Maddalena, proprio dove curvano gli scaloni, si costeggia a sinistra uno stabile stretto ed alto. Qui un arcone di età romana che denuncia la presenza di insediamenti ben più antichi, viene impiegato come costruzione di nuove costruzioni.
Si tratta piccole stanze su due livelli di altezza adibite alle carceri. Sono ancora presenti le finestre con le grate in ferro ad occhio bottato. Risalgono probabilmente al XVI secolo, realizzate sotto il dominio degli Orsini. Dalla memoria dei sacrofanesi già negli anni venti del XX secolo erano in disuso. Nell’amministrazione della giustizia di Scrofano, per chi commette reato, oltre all’azione congiunta della detenzione in carcere, è prevista dallo Statuto (1554) un’ammenda, una pena pecuniaria che copra il reato stesso.
Nel corso del XVIII secolo, periodo di grandi interventi architettonici e di ristrutturazione a Scrofano passato già dal 1662 sotto i Chigi, le carceri furono sopraelevate e ristrutturate con votazione del Consiglio Comunale del 1738. Nel 1741 viene fatta richiesta di ampliare le carceri secondo il disegno dell’Arch. Canolo De Rossi.
La Modonnella delli carcerati
Appena sopra le carceri, nel XX secolo vi era la sede del Comune. Con il dopoguerra (1945) sia le carceri che le stanze del comune furono conferite alla famiglia Sassi per usucapione e trasformate in abitazioni private. Alle carceri si accedeva da una porta sul fianco destro dello stabile, oggi corrispondente al civico n°8. Sulle pareti interne sono ancora presenti i graffiti e le incisioni dei carcerati fatte durante la loro detenzione. Degno di nota è un dipinto murale realizzato all’interno di una finestra tamponata, al primo piano del palazzo antistante le carceri, su via U. Maddalena, sopra il civico n°18. Il palazzo che reca il dipinto risale agli inizi del Settecento (1702, casa di Angelo Rovere, come recita l’iscrizione in marmo sull’entrata al piano terra lungo via IV Novembre). L’imposta della finestra gli fa da cornice.
L’immagine che resta del dipinto, molto deteriorato dalle intemperie e dall’incuria, rappresenta una giovane Madonna con Gesù Bambino che si sporge leggermente e guarda in basso e tiene sospeso in mano un rosario, nell’atto di donarlo. Anche la Madonna tiene nella mano sinistra un rosario e solleva il braccio anch’essa per porgerlo. Ha il volto rivolto leggermente a sinistra.
In alto, a destra e a sinistra, in prossimità degli angoli del riquadro, si trovano i volti di due angeli con le ali.
Ai lati della Madonna ci sono due figure inginocchiate, ormai quasi illeggibili, che la guardano. Dietro di loro si nota chiaramente una grata a scacchi chiari, che sembra una sorta di prigione, da cui l’immagine della Vergine con Bambino appare come soccorritrice di chi era rinchiuso. Per questo motivo, il dipinto è noto come “La Madonnella delli carcerati”.
Le incisioni delle grate, realizzate sull’intonaco fresco, emergono sotto la pittura a tempera, ormai consumata dalle intemperie. Al centro in basso del dipinto si trova un foro, forse per una luce notturna. Intorno alla cornice si pensa fossero presenti lumi o ceri, o appesi oggetti votivi come rosari ed ex-voto.